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Bacu Maore – Portu Cuau – Porto Pedrosu – Cuile Eltiera

BACU MAORE – PORTU CUAU – PORTO PEDROSU – CUILE ELTIERA

Bacu Maore – Portu Cuau – Porto Pedrosu – Cuile Eltiera

Al mondo esistono dei luoghi che riescono a suscitare nell’animo di alcuni delle emozioni fortissime, che riescono a spronarci ad andare avanti anche nelle più grandi avversità pur di essere visitati e vissuti, che vengono considerati da queste persone come dei traguardi importanti dopo l’aver raggiunto i quali ci si potrà dedicare a delle nuove scoperte con animo rinfrancato e pieno di gioia.

È questo il caso dell’escursione che vi descriverò, la quale era una “pietra miliare”, un obbiettivo assoluto, per il mio amico e compagno di escursioni che la pianificava da diverso tempo e che alla fine si è rivelata come una delle più belle esperienze da me vissute alla scoperta della Sardegna e dei suoi luoghi più remoti e selvaggi.

Partenza

Il percorso pianificato prevede la discesa lungo il Bacu Maore [trad: Gola (Dirupo) Maggiore] durante il primo giorno sino ad arrivare a Portu Cuau, per poi proseguire il giorno successivo lungo la costa in direzione del Bacu Sonnuli ed affrontare la salita lungo la sua cresta sino a giungere al Cuile Eltiera ed il punto da cui siamo partiti in giorno precedente, descrivendo così un anello.

Giungiamo a Baunei in mattinata e ci dirigiamo in auto verso il Golgo attraverso la ripida salita che parte dal paese e si inerpica verso nord-est. Prima di giungere in cima veniamo fermati da una gentile addetta del Comune che ci fornisce alcune indicazioni sul rispetto dell’ambiente e sulla possibilità di contribuire con il versamento di 1 € a persona al mantenimento e gestione del territorio.

Colgo l’occasione per congratularmi con il Comune di Baunei e S. Maria Navarrese per aver saputo nel tempo valorizzare la sua più grande risorsa, il suo magnifico territorio, senza cannibalizzarlo, preservandolo nel stato che più lo caratterizza, quello stato selvaggio ed aspro ma che è capace di offrire moltissimo a coloro che sanno come viverlo.

Proseguiamo il nostro avvicinamento in auto al punto in cui inizierà la nostra avventura e percorriamo la strada comunale per il Golgo sino al secondo incrocio sulla destra che ci porta verso EST in direzione di Punta Giradili. La carrareccia è facilmente identificabile in quanto dopo poche decine di metri si trova una grande vasca di raccolta acqua, passata la quale si deve proseguire verso destra. Da qui in poi la carrareccia prosegue inerpicandosi lungo il fianco del massiccio per poi dirigersi verso NORD in direzione del Bacu Maore. Per gran parte del suo percorso la strada risulta agibile anche da auto non 4×4 ma, a seconda della stagione e degli eventi atmosferici precedenti potrebbe risultare non percorribile da auto con ridotta altezza da terra, proprio per questo motivi, arrivati a poco meno di 2 km dal punto di partenza abbiamo deciso di lasciare l’auto a causa delle cattive condizioni della strada e di proseguire a piedi.

Arrivati all’apice del Bacu Maore, il quale ha uno sviluppo a forma di v molto aperta da ovest ad est, iniziamo la nostra discesa che risulta impegnativa ed in alcuni passaggi anche pericolosa. Il terreno è costituito da bianche pietraie calcaree e vegetazione di lecci, ginepri contorti e cespugli di macchia mediterranea e seguiamo il sentiero che in alcuni tratti scompare per poi riapparire qualche decina di metri più avanti. A metà della discesa scopriamo un piccola corte (recinto per le capre) su un piccolo sperone di roccia ed infine raggiungiamo il fondo del Bacu. Qui la vegetazione risulta più rigogliosa ed a tratti anche fitta in quanto riesce a sfruttare l’acqua piovana che si raccoglie nel fondo della profonda gola. Per un lungo tratto il percorso risulta agevole e ben marcato ed anche se siamo appesantiti dagli zaini riusciamo a tenere un discreto passo.

 

L’equipaggiamento

A proposito di zaino, mi sembra utile descrivere l’attrezzatura e l’equipaggiamento utilizzati per questa escursione, i quali sono stati oggetto di diverse discussioni riguardanti il peso e la portabilità.

La prima ed essenziale cosa da portare con se è l’acqua.

Come più volte detto in questo blog, la gran parte delle escursioni in Sardegna presentano il problema dell’approvigionamento idrico ed è praticamente inutile portarsi dietro attrezzature come la 
Cannuccia LifeStraw Personal o la Borraccia con filtro dell’acqua LifeStraw per attingere l’acqua da sorgenti e corsi d’acqua naturali, quindi abbiamo portato con noi l’acqua necessaria per due giorni pari a 5 litri nello zaino ed una borraccia da un litro fuori a disposizione, mentre per quanto riguarda l’equipaggiamento avevo:

cambio di indumenti

cambio di indumenti di emergenza

un pile leggero

un sacco a pelo leggero

una tenda da 2 posti

sacchetto di pronto soccorso

un power pack con

un treppiede Manfrotto Compact

una macchina fotografica bridge

Mentre per quanto riguarda il cibo, normalmente, rimaniamo abbastanza leggeri preferendo alimenti energetici ma che non appesantiscono.

una busta di trancetti di tonno

mandorle e noci sgusciate

una busta di albicocche secche

un paio di panini formaggio e prosciutto cotto

Lo Zaino Skandika 65 Litri aveva un peso finale di 15.5 kg

Potevamo rimanere più leggeri lasciando la tenda a casa ma le previsioni meteo lasciavano alcuni dubbi sulla possibilità dei tipici scrosci di fine estate e quindi abbiamo deciso di portarla.

Dopo la facile quanto breve parte iniziale all’interno del Bacu Maore il percorso si è trasformato in un serie infinita di ripide ed impegnative discese su pietraia, intervallate da piccoli spazi pianeggianti. Questi spazi hanno la caratteristica di presentare un’area di terreno scuro rotondeggiante ed altro non sono che le Aie Carbonili usate dai carbonai, per lo più pistoiesi tra l’800 ed il ‘900, che lavoravano nel Bacu e producevano il carbone che in seguito veniva trasportato a porto cuao dal quale veniva caricato sulle imbarcazioni.

A prescindere dalle considerazioni sull’attività di disboscamento si rimane profondamente colpiti dalle condizioni di vita che quei poveri uomini e ragazzi dovevano affrontare in quei luoghi, alle privazioni, all’immane fatica fisica, all’isolamento ed in balia degli eventi atmosferici e solo guardandosi intorno in quei luoghi si possono solo immaginare le sofferenze affrontate.

Il nostro cammino prosegue in direzione del mare, all’interno della gola che si fa sempre più profonda con pareti alte fino a 150/200 metri, entrando a fatica dentro zone di fitta boscaglia, scendendo lungo ripide pietraie e percorrendo un sentiero sul bordo di un alto burrone il cui fondo è completamente ricoperto da una rigogliosa vegetazione.

Per lunghi tratti gli alberi, i cespugli ed i rovi si sono riappropriati di quello che era una volta il sentiero del quale non rimane che una labile traccia. Con difficoltà, data maggiormente dal peso e dal volume dello zaino, riusciamo a farci strada tra la vegetazione per ritrovarci, nuovamente, ad affrontare le ripide e pericolose pietraie che si snodano con andamento sinuoso lungo il bacu.

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L’arco di roccia naturale

Dietro una di queste strette curve a sinistra, guardando in alto verso il margine del burrone, ci appare quello che era un punto di riferimento per capire di essere quasi alla fine del nostro percorso, un maestoso arco naturale di pietra in cima alla ripida gola, lascito di millenni di erosione da parte degli agenti atmosferici che proprio in questa parte della Sardegna sono stati capaci di creare opere d’arte naturali di incommensurabile bellezza e maestosità.

Portu Cuau

L’ultimo tratto di sentiero risulta abbastanza facile da percorrere ma solo negli ultimi metri i cespugli ed i rovi lasciano spazio alla grandezza ed alla profondità dell’insenatura di Portu Cuau (Cala Tramontana). Per la sua conformazione, che la ripara dalla forza modellante del mare, i sedimenti portati nei millenni lungo il Bacu Maore si sono accumulati formando un’alta parete il cui piano superiore risulta a 15 metri di altezza e lungo la quale è stato ricavato uno stretto e sdrucciolevole camminamento che porta al mare. Non esiste una spiaggia ma sono presenti dei grossi macigni, comparabili per grandezza solo alle nuvole di zanzare affamate che hanno lì la residenza.

Dopo esserci riposati qualche minuto e lasciati i pesanti zaini ci incamminiamo lungo un sentiero in ripida ascesa in direzione Sud-Est verso Portu Pedrosu (Portu Porru ’e Campu).

Questo sentiero costituisce la parte finale della seconda tappa del Selvaggio Blu che dal Cuile De us piggius arriva a Portu Cuau ed ad intervalli regolari ne troviamo i segni blu sulle pietre.

Il Selvaggio Blu è un percorso di trekking della durata di 7 giorni (alcune volte 6) lungo la costa di Baunei ed è considerato, per la durezza del percorso e per la totale assenza di acqua potabile, come il trekking più difficile d’Italia.

Portu Porru ‘e Campu

L’avvicinamento non lascia immaginare cosa ci aspetterà alla fine in quanto la fitta vegetazione e la conformazione del terreno nascondono il profondo e stretto spacco che costituisce la parte terminale del Bacu Trodori e che forma Portu Porru ‘e Campu [ndr: era indicato come Porto Pedrosu]. Dietro una stretta curva ci si apre di fronte ai nostri occhi uno spettacolo naturale stupendo. Una lunga e stretta gola sul mare, con una spiaggia di bianchissimi sassi calcarei ed un mare cristallino. La larghezza è di circa 4 metri e le pareti sono alte circa 20 metri.

NOTA: ho provveduto a modificare i toponimi di Porto Pedrosu e Porto Porru ‘e Campu secondo l’indicazione dei locali che indicano come Portu Pedrosu una piccola insenatura più a sud di Porto Porru ‘e Campu che erroneamente viene indicato come Porto Pedrosu.

Dopo le foto di rito ripartiamo alla volta di Portu Cuau dove appronteremo il nostro campo. La notte passa tranquilla e ringraziamo di aver portato le tende poichè durante la prima parte della nottata piove in modo leggero ma costante.

La mattina ripartiamo presto ed affrontiamo il sentiero che costituisce la prima parte della terza tappa del Selvaggio Blu che da Portu Cuau termina a Cala Goloritzè.

Il percorso è piacevolissimo e presenta una serie di sali e scendi dovuti alle diverse gole (Bacu Masone Arone che termina nel Portu de Iltiera il più importante) che andiamo a tagliare perpendicolarmente lungo la linea di costa e che costituisce Serra d’Argius.

Giungiamo, infine, in cima ad una punta a picco sul mare e che costituisce la punta terminale del Bacu Sonnuli, e dalla quale godiamo di una vista mozzafiato ed indescrivibile.

Dopo esserci rifocillati ripartiamo in direzione Sud, lasciando il comodo sentiero del Selvaggio Blu ed, altresì iniziando una lunga e difficoltosa ascesa lungo la cresta che delimita la parte meridionale del Bacu Sonnuli. Abbiamo deciso di percorrere un sentiero poco battuto che porta verso il Cuile Eltira per poi ricongiungerci al punto di partenza della nostra avventura, in cima al Bacu Maore. Seppur con gli zaini meno pesanti il percorso presenta notevoli difficoltà e per gran parte del primo tratto si riduce ad un impegnativo fuori sentiero su campi solcati e terreno esposto. 

Cuile Eltiera

Giungiamo infine al bellissimo Cuile Eltiera con le sue grandi coorti per il bestiame e qui decidiamo di prenderci una meritata pausa per il pranzo e per recuperare le forze.

L’ultima parte della nostra escursione si può riassumere come una lunga e faticosa salita lungo un sentiero abbastanza evidente ed una sosta al Cuile de Bernardu che, seppur molto bello, si trova in uno stato di grave abbandono.

In conclusione di escursione non ci siamo fatti mancare un forte temperale che ci ha completamente inzuppati lungo la strada che portava all’auto…
…bagnati come pulcini ma con l’animo pieno di calde ed indimenticabili esperienze.

Buoni passi dai Tre Faciloni.


NOTA: Per ragioni di sicurezza si deve comunicare al Comune di Baunei Santa Maria Navarrese il proprio percorso e da esso si deve ottenere anche un’autorizzazione per il pernottamento in relazione alle soste relative al percorso Selvaggio Blu.

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