Un’escursione particolare – Su Noduladu
La Sardegna è ricchissima di luoghi da visitare e che stupiscono per la loro selvaggia bellezza ma spesso i turisti (ed anche le guide) tendono a “fossilizzarsi” sugli itinerari più conosciuti e ritenuti classici e rappresentativi della nostra regione.
Esistono dei luoghi dimenticati e poco frequentati che nascondono paesaggi stupendi e, come nel caso del trekking che andremo a raccontarvi, storie particolari ed al limite del fiabesco che meritano di essere (ri)scoperti e fatti conoscere.
Questa uscita nasce da una conversazione avuta con un mio amico ed abile ceramista (Antoni Batzu) riguardo un bel fiume ed un suo progetto in quella zona che mi ha fin da subito incuriosito in quanto la zona era a me praticamente sconosciuta e dopo aver fatto delle ulteriori ricerce sui luoghi indicatemi da Antoni sono emersi dei particolari estremamente interessanti.
Il percorso programmato è lungo ed anche se, per la maggior parte si svolge su carrabile, richiederebbe una giornata intera per essere portato a termine nella sua interezza ma a causa di impegni abbiamo potuto dedicargli solo un pomeriggio, riservandoci, in un futuro prossimo, di completarlo come pianificato.
La partenza
La zona è al confine tra il comune di Oschiri e quello di Buddusò e più precisamente all’interno della zona amministrata dall’Ente Foreste e sotto la denominazione di Foresta Demaniale di Filigosu, raggiungibile seguendo la Strada Statale 597 (Sassari-Olbia); vicino all’abitato di Oschiri, presso un bivio, un cartello indirizza verso una strada secondaria che porta all’ingresso della foresta. Un grande edificio dell’ente foreste mette a disposizione aree picnic attrezzate e un comodo parcheggio e da cui si dipartono alcune sterrate in salita verso il fianco della montagna.
Facilmente percorribile, si arrampica lungo il fianco sud-ovest del monte, solcando il bosco di conifere e la folta vegetazione, con una forte e gradita presenza di corbezzoli.
La carrareccia prosegue costeggiando da una certa distanza il corso del Riu Mannu e spesso ci ritroviamo ad affacciarci dal bordo della stessa per ammirarne il corso nella profonda gola che lo ospita.
In alcuni punti, guardando in direzione Nord, è possibile ammirare in lontananza il massiccio del Limbara e la valle di Berchiadda ed Oschiri ai suoi piedi.
Le case abbandonate
Dopo circa un chilometro e mezzo notiamo un piccolo spiazzo ed una sterrata che scendendo verso destra guida il nostro sguardo verso qualcosa di insolito; abbiamo trovato il luogo che stavamo cercando!
Tra la fitta vegetazione ed i molti fichi d’india si intravede un muro di un vecchissimo edificio e mentre ci avviciniamo ad esso, altri, di diversa foggia e grandezza, appaiono tra la vegetazione e le rocce, sempre più numerosi. Ci guardiamo intorno per capire la conformazione del luogo, che doveva avere una certa estensione e un discreto numero di edifici, ma lo stato di abbandono e la vegetazione che si è riappropriata di quelle che dovevano essere piccole strade, ne rende difficoltosa l’identificazione.
Contiamo almeno una decina di case con diverse altre aree che, probabilmente, erano adibite al ricovero di animali (pecore e galline), collegate tra loro da quella che doveva essere una stretta strada/camminamento delimitato da un muretto a secco. L’atmosfera è molto particolare ed è evidente che, non trattandosi di un singolo edificio abbandonato, quel luogo celava una storia molto più articolata ed interessante.
La prima casa è in buono stato con il tetto in tegole adagiate su tipico incannucciato e travi; al suo interno troviamo un piccolo tavolino ed un focolare.
Continuiamo la nostra esplorazione tra le case ed arrivando quasi in cima ad uno sperone roccioso,e dopo esserci fatti strada tra le fronde degli alberi, scorgiamo poco distante un’altra abitazione di considerevoli dimensioni con annessa area delimitata da un muretto ed un’apertura. L’edificio è diviso in due ampi ambienti da un muro che presenta una parte centrale semi crollata, non ha più il tetto e la cosa che subito attrae la nostra attenzione è il forno intatto in un angolo. L’edificio era adibito alla panificazione ed alla cottura di alimenti attraverso il grande forno e, probabilmente l’ambiente attiguo era adibito alla preparazione delle vivande.
A questo punto è stato chiaro che ci trovavamo in un luogo davvero particolare, tutto faceva pensare ad una piccola comunità o ad un gruppo di case di proprietà di un singolo padrone terriero con le altre case riservate ai lavoratori ed alle loro famiglie ed abbiamo incominciato a pensare alle diverse possibilità e storie di quello strano posto.
Durante l’esplorazione ci siamo spinti lungo sentieri appena segnati che corrono lungo tutto il perimetro del gruppo di case ed alcuni, chiaramente, scendono verso il non lontano Riu Mannu del quale si riusciva a sentire chiaramente il fluire delle acque. Da lì si può dominare tutta la gola del fiume che in quel punto forma un’ampia curva tutt’intorno allo sperone roccioso dove sorgevano le case.
Finita l’esplorazione abbiamo ripreso la carrareccia principale per continuare la nostra ascesa lungo il fianco del monte cercando di immaginare come fosse stata la vita delle persone che vivevano in un posto del genere. Sicuramente avvolti da uno stupendo ambiente naturale, con il costante scrosciare del fiume, con gli animali da accudire e mille faccende da sbrigare per poter vivere e mangiare ma anche estremamente isolati, dimenticati, senza nessuna comodità se non quella di un tetto ed un focolare che scaldava la stanza.
Il ritorno
Abbiamo proseguito la salita per un altro po’, sempre avvolti da una rigogliosa natura e dall’intenso profumo delle conifere e del sottobosco umido per poi tornare indietro sui nostri passi sino all’edificio della forestale dove, contenti per aver passato un pomeriggio di esplorazione un po’ diverso dal solito, abbiamo ripreso l’auto per tornare a casa.
Tornato a casa ho immediatamente cercato informazioni sul luogo che avevamo trovato e, come avevamo immaginato ed avvertito come forte sensazione, aveva da raccontare una storia particolare.
Su Noduladu
Il gruppo di case costituiva un’antica frazione isolatissima che accoglieva una decina di famiglie e che si dice fossero talmente isolate da aver sviluppato una forma di linguaggio totalmente differente ed incomprensibile per gli stranieri e che spingeva la popolazione a ricercare all’interno della stessa ristretta comunità anche l’unione coniugale.
La galleria immagini
[Not a valid template]